All’indomani della presa della città, il gruppo di avventurieri viene convocato dal comandante Cadmon e dallo stesso re Milos di Argos, con l’indicazione di rendersi presentabili.
Giungono a palazzo, accolti da file di guardie in pompa magna e gli viene comunicato che solitamente in tali circostanze ad accompagnare sono i parenti, ma nel caso specifico ci si è limitati ad amici e conoscenti più prossimi.
Re Milos di Argos introduce l’argomento e passa il testimone ad un “felicissimo” Cadmon che con aria di chi cerca di darsi un contegno senza sforzarsi troppo, nomina Argante, “Sir Argante di Frecciamarchiata cavaliere di Aquilonia”, mentre Olin “Sir Olin Ronan Kane caveliere di Aquilonia”, facendogli prestare i relativi giuramenti.
Finite le formalità Aquiloniane, Re Milos rimarca i giuramenti, avvenuti sotto la testimonianza di un Vate di Mitra e della bandiera di Aquilonia (nascosta in un angoletto).
Re Milos prosegue e con il potere conferitogli dalle leggi che lui stesso ha promulgato, assegna ai due neo “cavalieri” il titolo di “protettore di Argos e Conte elettore di Pergona”, rimarcando i relativi oneri, purchè non siano in conflitto con altri dati dalla carica di Cavalieri di Aquilonia.
Sez rimane basito e Terzo si limita a dare la propria benedizione.
Finite le formalità, all’inzio del banchetto viengono comunicate le nuove incombenze e missioni.
Serve qualcuno che guidi un gruppo di scout a nord per controllare che la via per il rientro sia libera. Di questo si occuperà Argante, con un gruppo scelto di esploratori.
Vengono poi riferite le novità sul conflitto. Sembra che nonostante interrogratori anche cruenti, i mercanti di Nemedia siano all’oscuro della guerra, data per scontata ad Aquilonia. Terzo si informa se ci siano stati messaggi o reazioni da parte del clero di Mitra, ma pare che nulla sia giunto da Nemedia. Urge quindi che qualcuno vada ad investigare in quelle terre.
Il compito è affidato ad Olin, come comandante della spedizione, Sez, come guerriero, Terzo, come curatore e conoscitore del “Mitraico”, lingua nota a tutti i sacerdoti anche a Nemedia e Nefertiti. Alla spedizione si aggiunge una prode Brianne, cavaliere di Tarne, che visto il suo rango prende il comando, mettendo Olin come comandante in seconda. Si offre anche il Cavaliere di Manferrata, creando qualche leggera perplessità, visti i precedenti tra Olin e la casata dei Manferrata, ma la richiesta è respinta.
Sul finire del pranzo, Terzo omaggia Nefertiti con la collana rinvenuta nella cripta sotto la mieniera, quale segno di fiducia.
Sez, invece, ha una lunga discussione con il comandante Camdmon, che gli spiega alcune cose.
In primis che i titoli assegnati ad Argante ed Olin valgono in realtà gran poco e che suo malgrado era un atto dovuto, altrimenti avrebbe messo in cattiva luce le scelte di un Re.
Dice a Sez, inoltre, che preferisce diventi un Cavaliere del Gunderland, piuttosto che uno di Aquilonia, in virtù del fatto che egli, a differenza di Olin, è un vero Gunderman. Inoltre lo invita di far capire bene ad Olin che, nonostante in capo alla spedizione ci sia a tutti gli effetti il cavaliere Brianne di Tarne, il posto di comandante in seconda nella pratica spetta a Sez.
Infine, Cadmon, confessa a Sez di alcune informazioni pervenute dalla Camonna Tong. Sez decide per il momento di tenere per sè quanto rivelato, aspettando il momento buono.
Si preparano in fretta per il viaggio, cercando la via migliore.
Nelle steppe avvistano vicino a loro una colonna di fumo. Uno di loro li avvista ed in Mitraico chiede chi siano. Terzo fa un cenno a Brianne, ma decide di uscire allo scoperto. Brianne lo segue, mentre gli altri rimangono al coperto.
Sono cavalieri nemediani, appartenenti al clero di Mitra e mostrano la più totale assenza di ostilità nei loro confronti e nessun secondo fine. Anche gli altri si uniscono al gruppo ed apprendono che non sono a conoscenza di alcuna guerra con Nemedia, senza ordini da parte del loro re. Sanno che un contingente da Nemedia è andato ad est per aiutare Aquilonia e che altri gruppi come loro sono diretti a sud per respingere gli stigiani. Si fanno dare qualche altra informazione ed approfittano dell’ospitalità per la cena ed il pernottamento.
Arrivati lungo il fiume, in prosismità dell’ultimo baluardo, notano un sacco di navi Aquiloniane distrutte e bruciate lungo le rive.
Entrati nell’ultimo luogo che conserva qualcosa di Aquiloniano, una roccaforte in legno in pianta quadrata, vengono accolti dalle guardie ed accompagnati dal comandate. Notano subito un numero impressionante di feriti.
Il comandante li aggiorna sulla situazione: nessun falco a disposizione, dopo che un paio di navi sono arrivate nella notte. I marinai sono scesi ed hanno legato dei barili all’intera flotta per poi incendiarle con frecce infuocate poco prima di fuggire. Due sole navi e nessuna perdita dei nemici, ma l’intera flotta è distrutta, 300 aquiloniani morti, più tutti i feriti. Chi si è buttato nel fiume per scampare alle fiamme è stato inghiottito dalle correnti. Stanno facendo il possibile per recuperare il recuperabile.
Brianne, non potendo mandare alcuna lettera, si accontenta dei pochi rifornimenti necessari.
Vengono informati della situazione caotica e delle battaglie a nord e gli viene consigliata una strada tra i monti, non priva di pericoli.
Ripartiti, il favore di Mitra li accompagna e mentre dall’alto avvistano fuochi e battaglie, il loro sentiero è tranquillo: uccellini che cinguettano, cerbiatti che si rincorrono e qualche fiore profumato di tanto in tanto e tutto ciò che li accompagna sani e salvi fino all’ultimo villaggio.
Qui fanno la conoscenza dei simpatici Ofiriani, che pur parlando un Aquiloniano stentato, li mettono in difficoltà. Da un lato sono grati per l’estrema generosità, quasi eccessiva e forzata, dall’altro li vorrebbero prendere a bastonate per l’insistenza eccessiva.
Nonostante ciò sono ospitati in casa di un tizio dal nome poco pronunciabile, che li informa che la strada a nord è bloccata da una frana: “io nonso, frana caduta, Nemediani tuti morti”.
Non si è capito molto, ma pare che le ceneri di Seth fossero trasportate dagli stessi Nemediani…
La strada a nord è chiusa, dunque, ma esiste un’altra strada che porta al villaggio dei ragni. Anche qui “posto pericoloso, io nonso, noi non và lì: stare lontani”.
Tra gli altri pericoli del luogo una strana e sinistra creatura, con fauci enormi che si rivela essere diversa da un coccodrillo o dalle cavalcature stigiane. L’unica cosa certa è che sono chiamati “sgnaf-sgnaf”…
Sez vorrebbe il tizio come guida, ma Terzo fa notare che una città è facile da trovare, cercando inutilmente di far capire a Sez che vorrebbe prima esplorare la valanga ed i Nemediani e poi prendere il sentiero per il villaggio dei ragni, ma non vuole esporlo al nuovo amicchetto un po’ furbetto e si limita a ritirarsi in preghiera…